Roma: ora e sempre resistenza

Ora e sempre Resistenza

A Roma il 71° anniversario dell’insurrezione vittoriosa contro il nazifascismo ha visto una netta separazione tra la celebrazione istituzionale e quella popolare.

Lo stato si è dato appuntamento all’altare della patria, con la deposizione di una corona d’alloro al milite ignoto con i reparti dell’esercito schierati. La parata militaresca denuncia il tentativo di riscrivere la storia anche dal punto di vista della sua rappresentazione. L’esercito non c’entra nulla con il 25 aprile (i partigiani non avevano divise e i militari antifascisti erano disertori, gli unici combattenti in divisa erano i repubblichini) e non c’entra il milite ignoto (i partigiani non sono ignoti per nulla).

E’ evidente il tentativo di far passare il 25 aprile per il “4 novembre bis” con l’uno a celebrare i fasti militaristi della seconda guerra mondiale e l’altro a celebrare “la vittoria” della prima guerra mondiale ed entrambi a glorificare le forze armate e le guerre umanitarie.

A qualificare ulteriormente questa rappresentazione ci ha pensato il Presidente della Repubblica che ha ben pensato di dedicare il 25 aprile ai marò assassini di pescatori, eredi militari di quella X MAS fascista che rastrellava e fucilava partigiani e civili.

Un altro tono ha avuto invece la celebrazione popolare.

Diverse iniziative si sono svolte in vari punti della città (Pigneto, Casalbertone, Quadraro, Primavalle, via Tasso ed altri). L’appuntamento per tutti è stato il corteo che è partito dal Colosseo. In testa l’ANPI, qualche gonfalone e le bandiere dei sindacati consociativi per consentirne la pubblicità durante le riprese televisive. In tutto cento persone.

A seguire un corteo fatto da almeno 5.000 antifascisti che ha sfilato per le vie del centro storico fino al quartiere Ostiense. C’è stata una sosta a Porta S. Paolo, luogo della battaglia del 1943, dove morirono 183 civili resistenti tra cui 27 donne. La manifestazione tra canti partigiani e slogan è proseguita fino al Ponte di Ferro dove, nel 1944, furono trucidate dai nazifascisti dieci donne dei quartieri Ostiense, Portuense e Garbatella. Le donne, in seguito ad una delazione collaborazionista, furono sorprese mentre assaltavano un forno ed un deposito di farina che panificava per le truppe nazifasciste, un’azione allora diffusa in altre parti della città.

Il corteo ha anche ricordato tutti i compagni caduti in anni recenti sotto la barbarie fascista .

E’ stato un corteo di protesta contro il fascismo che mostra il suo volto oggi come ieri.

Il fascismo attuale è sempre quello, contro cui generazioni di donne e uomini hanno lottato, ed è riconoscibile per le sue azioni, le sue teorizzazioni e la sua propaganda. Il fascismo sostiene la guerra colonialista per la spartizione dei territori e dei popoli in nome dello stato, della patria e della nazione, alla conquista di aree da sfruttare per il profitto di una manciata di ricchi sempre più ricchi, ai danni delle classi povere che vengono oppresse indipendentemente dalla parte del confine in cui nascano e vivano.

Il fascismo oggi sostiene e finanzia i campi di detenzione e deportazione, gli “hot spot” per i profughi ed i rifugiati, cavalca l’odio razziale ed il populismo, soffia sul fuoco della guerra tra poveri, sostiene la chiusura degli spazi di libertà, militarizza i nostri quartieri per la “sicurezza” della nostra vita resa incerta unicamente dalla precarietà economica, dalla guerra permanente in nome del profitto che ha generato odio e miseria di classe.

Il corteo del 25 aprile è stato più partecipato di quelli degli ultimi anni, a conferma della volontà di mobilitazione e della rabbia per una città sempre più invivibile e militarizzata, stretta nella morsa delle politiche di austerità dei vari governi e della repressione degli spazi autogestiti e di libertà in atto a Roma ad opera del commissario Tronca e dei suoi apparati istituzionali che stanno cercando di sgomberare e sfrattare ben 860 realtà che operano in città e che hanno dato vita il 19 marzo scorso ad un corteo di diecimila persone.

I compagni e le compagne del Gruppo Anarchico Cafiero hanno preferito non fare uno striscione ma essere presenti con le proprie bandiere nello spezzone dei movimenti e si è concluso al Centro culturale Ararat inb solidarietà alla Resistenza ed Autodifesa del popolo curdo in lotta contro il fascismo rappresentato dai governi turco, islamico e siriano.

Gli anarchici, a Roma come nel resto d’Italia, non hanno aspettato l’8 settembre per combattere il fascismo e non hanno considerato finita la lotta con il 25 aprile.

Nel 70° anniversario dell’inaugurazione della nostra sede storica ci è parso importante rivendicare la solidarietà tra gli oppressi in ogni parte del mondo, a fianco dei partigiani e delle partigiane di ieri e di oggi, di tutti coloro che lottano in prima persona e per la liberazione dei popoli dagli stati/nazione, dallo sfruttamento del capitalismo e dalla sua manovalanza nazifascista.

Gruppo Anarchico C. Cafiero- FAI Roma

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